mercoledì 17 settembre 2014

ASL UNICA ROMAGNA di Marco Lombardi


LOMBARDI INTERVIENE SU ASL UNICA ROMAGNA.

La prima anomalia, per una Regione che si vanta di concertare qualsiasi cosa e che fa della partecipazione il suo fiore all'occhiello, è costituita dal fatto che lazienda ASL Romagna è stata calata dall'alto per un disegno politico esterno, dal quale i professionisti della azienda sono stati completamente estromessi. Del piano di riorganizzazione aziendale, degli obiettivi, delle finalità, dei metodi, dei mezzi, gli operatori delle aziende sono stati tenuti e sono tuttora tenuti alloscuro. 

Se tale metodo è discutibile nella riorganizzazione di una azienda tradizionale, costituita dalla dirigenza e dalle maestranze,  risulta aberrante se applicato ad una azienda sanitaria, fatta da migliaia di professionisti (peraltro definiti contrattualmente dirigenti) che lavorano con la salute delle persone, che fanno progetti avanzati di formazione e di crescita professionale  e che da un giorno allaltro vedono tutto il loro percorso professionale messo in discussione, se non annullato.

Queste mie considerazioni che potrebbero sembrare una difesa d'ufficio della categoria dei medici, riguardano in realtà la qualità dei servizi sanitari che vogliamo offrire ai nostri cittadini. I migliori servizi infatti sono quelli erogati da professionisti che dispongono non solo dei mezzi, ma soprattutto che hanno motivazioni forti per fare bene il proprio lavoro. E quali possono essere le motivazioni di chi viene trattato come manovalanza, come prestatore dopera e che non sa cosa sarà del suo futuro prossimo?

Ciò  vuol dire mortificare le professionalità e le eccellenze del territorio, che hanno impiegato anni e risorse economiche ingenti per arrivare a quei livelli,  e che allimprovviso vengono messi in discussione.

Mi scuso se cito lesempio della Chirurgia Toracica presente allOspedale di Riccione.

Negli anni passati la ASL Rimini ha investito ingenti risorse per formare chirurghi toracici, anestesisti, rianimatori, infermieri di sala operatoria facendo raggiungere a quel reparto un ottimo standard qualitativo. Sono state costruite le nuove sale operatorie e una nuova rianimazione con 10 posti letto per accogliere i pazienti chirurgici. E logico e normale che una provincia di 350.000 abitanti abbia un ospedale che cura il tumore del polmone e quanto è stato fatto in passato non è altro che ladeguamento agli standard qualitativi di base.  Eppure quei professionisti, oggi, non sanno che cosa sarà del loro futuro. Probabilmente, ma non è stato definito ancora nulla, la chirurgia toracica verrà unificata a Forlì e così un cittadino riminese che ha avuto la sfortuna di vedersi diagnosticato un tumore al polmone, oltre al peso della malattia avrà anche lonere di doversi fare curare lontano da casa.  E non stiamo parlando della malattia rara che colpisce poche persone e che giustamente deve essere curata in centri di eccellenza, ma del tumore del polmone che purtroppo è il secondo tumore per incidenza. Lo stesso discorso può essere fatto per altre specialità come la cardiologia, la chirurgia addominale, la rianimazione, la nefrologia.

Altro esempio è la scelta, o meglio la non scelta, che  l'azienda sta facendo con i primari.

I primari che stanno andando in pensione non vengono più rinnovati. Si nominano dei facenti funzione senza alcun peso decisionale e si aspetta. Probabilmente verranno creati dei direttori unici per tutta lazienda. Questo vuol dire per esempio che il primario della rianimazione potrà stare a Forlì e gestirà i reparti di Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna.  Chi conosce minimamente la Divisione di un ospedale sa bene che questa è una proposta pericolosa  che condanna la Divisione  alla ingovernabilità . La Unità operativa di anestesia e rianimazione di Rimini è fatta da 60 medici e svolge attività complesse: pensare di non avere vicino una guida seria, forte, riconosciuta a capo di una simile struttura vuol dire aprire la porta allanarchia, alla mediocrità, fattori che in sanità si traducono sempre come servizi scadenti al cittadino, disservizi, malasanità.

                                                                                                                     

 

Infine la non meno importante situazione burocratico-organizzativa.

Il 1 gennaio 2014 è stata fatta partire lASL Romagna, senza che prima fossero stati determinati i principi base dellorganizzazione della nuova azienda ne i responsabili delle attività.

Questo ha voluto dire bloccare tutta lattività amministrativa delle aziende, i concorsi per i nuovi assunti,  gli acquisti già messi in preventivo, le pratiche già in essere, sono state tutte bloccate.

Le uniche tre figure che sono state definite nella nuova azienda sono stati il Direttore Generale, il direttore Sanitario e quello Amministrativo e quindi tutte le delibere e gli atti amministrativi devono essere firmate da loro tre.

Una delibera al momento impiega mesi per essere firmata e per essere resa operativa, perché i tre direttori si incontrano, senza avere un calendario predefinito, ogni mese circa e hanno ad ogni seduta,  centinaia di delibere da approvare. Peraltro, per quanto bravi, con quale attenzione si potranno approvare 100 150 delibere contemporaneamente?

Così può accadere che un reparto per avere un borsista ci metta otto mesi quando prima con  la azienda ASL Rimini ne bastavano due mezzo.  Se la nuova azienda aveva il compito di semplificare la macchina burocratica, ha fallito completamente il suo obiettivo.

Da ultimo l'importantissimo aspetto economico.

Per quanto riguarda il budget dei singoli reparti, già al primo semestre c’è stato un taglio delle disponibilità rispetto a quanto contrattato e peraltro questa manovra è stata fatta a giugno, quando già i reparti avevano più di sei mesi di attività pregressa.

La ex Azienda di Rimini, che era quella con i conti in regola, che negli ultimi 15 anni aveva fatto un percorso di crescita professionale importante, che aveva il più basso export in regione, che aveva  la casistica più numerosa delle altre aziende, corre il rischio di essere la prima a pagare le inefficienze della ASL Romagna.

Se tutto questo è stato fatto per ridurre maldestramente i costi della sanità, è singolare  che solo dopo pochi mesi dalla nascita, il bilancio della ASL unica sia già in rosso per circa 22 milioni di euro.

Probabilmente il teorema tutto teorico, sul quale è nata la ASL Romagna è già fallito, altre sono le ricette per rendere efficiente il servizio e razionalizzare i costi, ma sono ricette che la sinistra ideologica e  burocratica della nostra regione, che da sempre ha considerato la sanità come un proprio orticello da curare  in modo clientelare, non sa e non vuole mettere in pratica.

 

 

 

 

Marco Lombardi Forza Italia
 


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